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I prezzi del petrolio tornano a salire mentre non si attenuano le tensioni sul mercato europeo del gas

Di Vittorio D’Ermo (Articolo pubblicato su QuotidianoEnergia del 27 settembre 2021)

Il mercato petrolifero internazionale sta tornando a guardare ai temi di un futuro molto incerto dopo la fase di emergenza legata agli uragani che hanno colpito alcuni stati americani di particolare importanza dal punto di vista della produzione e della trasformazione (Texas e Louisiana) ed anche dell’utilizzo di prodotti (East Coast).
Gli ultimi dati dell’EIA Doe, che fanno riferimento alla settimana conclusasi il 17 settembre, mostrano un sistema in via di normalizzazione con la produzione tornata a quota 10,6 milioni di b/g, poco sotto il livello di un anno fa, ma ancora distante dal livello del 2019, e le raffinerie che hanno trattato 15,3 milioni di b/g rispetto ai 14,3 della settimana precedente, quasi 2 milioni di b/g sopra il livello di un anno fa a dimostrazione del recupero del crollo indotto dalla pandemia.
Anche i dati sulle immissioni al consumo di prodotti evidenziano un netto recupero rispetto alle ultime settimane ma anche rispetto ai livelli di un anno fa: 21,1 milioni di b/g contro 18,4 con in evidenza il Kerosene jet, a riprova della ripresa del trasporto aereo, e del diesel, utilizzato per il trasporto merci.
Si tratta di informazioni confortanti dal punto di vista della vitalità di una delle principali economie del mondo ma che indicano anche come i tempi della transizione verso altri prodotti energetici si prospettino più lunghi di quelli ipotizzati nelle dichiarazioni programmatiche dei maggiori paesi e questo può costituire un grave problema.
Scontando tempi rapidi per l’ingresso sul mercato delle rinnovabili molti operatori a partire dalle Majors hanno infatti ridotto l’impegno per lo sviluppo delle fonti tradizionali proprio nel momento in cui la domanda di queste fonti sta vivendo una stagione di forte ripresa e questo sta avendo un inevitabile impatto sui prezzi.
Proprio per effetto di questa situazione contraddittoria, rafforzata dalle notizie su difficoltà della produzione di molti paesi, ad esempio Nigeria ed Angola, i prezzi del petrolio sono tornati a salire in modo preoccupante.
In media settimanale il Brent si è attestato infatti a quota 75,4 $/b in aumento dell’1,7 % rispetto a quella precedente ma soprattutto con una chiusura di fine settimana di 77,4 $/b non molto distante dal picco dell’anno di 78,3 $/b, toccato all’inizio di luglio.
La media settimanale del WTI è stata invece pari a 72,0 $/b in vantaggio dello 0,4% rispetto alla precedente con conseguente aumento del differenziale con il Brent, tipico dei momenti di tensione sul mercato.
Tensioni hanno ancora interessato i prezzi del gas all’Hub olandese TTF che, in media settimanale, si sono attestati a quota 70,1 EURO /MWh; sopravanzando il prezzo del greggio di oltre il 70 % circostanza del tutto inedita e particolarmente rischiosa per il costo dell’Energia in Europa; in occasione delle crisi energetiche i prezzi del gas si erano sempre mossi in controtendenza attenuando l’impatto dei rialzi dei prezzi del greggio ,oggi invece tutti gli indicatori si muovono al rialzo e questo costituisce una grave minaccia.
Sul fronte dei prodotti il miglioramento della situazione negli Stati Uniti ha favorito un ridimensionamento delle quotazioni della benzina mentre i prezzi degli altri prodotti sono aumentati confermando la buona intonazione della domanda.
La quotazione media settimanale, ciò Me, della benzina è stata infatti pari a 720,6 $ /t, con una riduzione del 3,9 % rispetto a quella precedente, in presenza di un aumento dei greggi di riferimento.
La quotazione del diesel è stata di 642,2 $/t in aumento dell’1,9 % rispetto alla settimana precedente, rafforzando, anche se di poco, la posizione relativa rispetto al greggio, e determinando una sensibile riduzione del differenziale con la benzina che è sceso a 78,4 $/t dopo aver ampiamente superato i 100 $/t.
La quotazione dell’olio combustibile, a basso tenore di zolfo, si è collocata a 499,1 $/t con un aumento dell’1,1 % rispetto alla settimana precedente; l’olio combustibile ad alto tenore è stato quotato 425,3 $/t con un aumento del 2,6 %. Il differenziale tra i due prodotti è quindi sceso a 73,8 $/t.
I margini di raffinazione, che nelle settimane precedenti, avevano toccato i massimi dell’anno, grazie alla eccezionale valorizzazione della benzina, hanno subito un ridimensionamento pur rimanendo su livelli elevati.
Con riferimento ad un greggio tipo Brent lavorato a TRC, il margine medio di raffinazione in media settimanale si è mosso intorno ai quattro dollari per barile; intorno ai cinque dollari si è attestato un greggio tipo URAL; quello su un greggio tipo Iranian Heavy si è portato verso i tre dollari per barile.

 

Vittorio D’ermo – Articolo pubblicato su Quotidiano Energia del 27 settembre 2021

L'Autore - Vittorio D'Ermo

Vittorio D’Ermo è Economista dell’energia; Consulente e pubblicista su temi di energia e ambiente; Docente e Professional Fellow WEC Italia. È stato Vicepresidente e Direttore dell’Osservatorio Energia di AIEE – Associazione Italiana Economisti dell’Energia.

 

 

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